martedì, ottobre 09, 2007

Realtà velata

Il prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, ha stabilito la legittimità dell'uso del burqa nei luoghi pubblici per le donne islamiche. Da qui a prendere quanto sentenziato come riferimento nazionale, il passo potrebbe essere piuttosto breve. Il Ministro per la Famiglia, Rosy Bindi, si è già detta favorevole, il resto del parlamento si divide, il Ministro dell'Interno Amato ed il Presidente del Consiglio Prodi sono fermamente contrari.

Non voglio addentrarmi nello spinoso dibattito se ciò sia giusto o meno, ma prendo spunto da quanto accaduto per esprimere una perplessità che maturo da diverso tempo a questa parte.

Ho l'impressione che nel nostro Belpaese si stia diffondendo un concetto distorto della parola "tolleranza" che assume sempre più la forma di "mettiamoci a pigreco mezzi che va bene tutto quel che passa". Ma peggio ancora, ho l'impressione che ultimamente si stia anteponendo ai nostri diritti la tutela dei diritti dei nostri ospiti.

Non ho usato a caso la parola ospiti. L'Italia è casa nostra, chiunque decida di immigrare nel nostro paese, ovviamente in maniera onesta e legale, è un ospite benvenuto. Ma sono comunque dell'avviso che siano gli ospiti a doversi adattare ai dettami del padrone di casa e non viceversa. Soprattutto e a maggior ragione quando, a parti invertite, la parola "tolleranza" assume i tratti di un eufemismo.

Pensate sia razzista? Se cercare di conservare, rispettare e salvaguardare la nostra identità vuol dire essere razzista, allora sì, lo sono. E sono anche dell'idea che il buonismo ostinato e il "politically-correct" a tutti i costi non sia, sulla distanza, un atteggiamento di lungimiranza.

giovedì, ottobre 04, 2007

Sono un bamboccione!

On. Tommaso Padoa-Schioppa,

quest'oggi, durante l'audizione dinnanzi alle Commissioni Bilancio Camera e Senato, Lei ha utilizzato la divertente e divertita espressione "Mandiamo i bamboccioni fuori di casa".

Non Le nego che leggendo queste dichiarazioni riportate sui maggiori quotidiani nazionali mi sono un po' sentito toccato sul vivo, probabilmente perché un bamboccione lo sono anche io. Effettivamente riferendosi al "profilo" da Lei tracciato corrisponderei esattamente alla descrizione di bamboccione: ho tra i 20 e i 30 anni, da circa sei ho un lavoro abbastanza stabile (e soprattutto che mi piace) e vivo ancora in famiglia.

Come ha salacemente ma giustamente osservato la giornalista Maria Laura Rodotà, essere bamboccioni fa comodo "specie se si è maschi". Ed è verissimo, e aggiungiamoci pure che noi giovani d'oggi siamo stati, per fortuna o purtroppo, un po' troppo abituati ad avere "la pappa fatta".

Lei propone quindi una soluzione che possa spingere noi bamboccioni ad iniziare ad assumerci le nostre responsabilità e raccogliere a due mani il coraggio che serve per spiccare il primo volo fuori dal nido.

La soluzione, per altro, è basata anche su un principio tutto sommato condivisibile ed ha la forma di una detrazione fiscale sull'affitto di un'abitazione. Non sto a sindacare (mi perdoni il termine che ho appena usato, magari Le può essere un po' indigesto) sull'ammontare di queste detrazioni, dal momento che la mia famiglia ha sempre avuto la premura di insegnarmi che a caval donato non si guarda in bocca. La ringrazio quindi sinceramente, signor Ministro, ma vorrei esprimerLe qualche perplessità.

A mio avviso la misura che Lei propone non è applicabile in una realtà come quella Italiana, dove il percorso formativo dei giovani (pur difendendo l'efficacia dell'Istruzione Italiana rispetto a quella degli altri Paesi) non si può dire sia particolarmente emancipante. Siamo bamboccioni, è vero; ci piacciono le comodità, è vero. Ma le occasioni di accendere e stimolare la nostra indipendenza non sono poi molte nel percorso formativo. E quelle poche che esistono spesso sono più lasciate all'iniziativa personale. Niente di sbagliato in quest'ultimo caso, ma spesso noi giovani viziati abbiamo bisogno di un pungolo.

Chi seguirà un corso di laurea entrerà facilmente nel mondo del lavoro dopo i 25 anni e si troverà dinnanzi una situazione spesso avvilente: sogni e progetti (anche modesti in "valore assoluto", ma preziosissimi per chi li fa) si devono scontrare con la realtà e, purtroppo, essere riposti nei cassetti. Chi decide di non seguire un percorso universitario e si getta, da subito, a capofitto nel mondo del lavoro arriva a 25 anni già disilluso, ritrovandosi un lustro di "vantaggio economico" rispetto agli altri amici studenti ma con in più la consapevolezza che il capitale accumulato difficilmente permetterà di camminare con le proprie gambe.

Lei è Ministro dell'Economia, ma più in generale ha sicuramente molta esperienza di vita in più del sottoscritto, e non Le sarà quindi difficile maneggiare il concetto di "spesa a fondo perso". Un affitto è una spesa a fondo perso, senza per questo voler mancare di rispetto a chi è costretto a pagare un affitto o preferisce questa soluzione al posto di altre.

Capirà, signor Ministro, che molti bamboccioni scelgono di restare ancora nel nido di cui sopra proprio per questo motivo: non vogliono stanziare mensilmente una somma, che spesso ammonta alla metà dello stipendio, che non verrà rivalutata in alcun modo esaurendo appunto la sua funzione nel semplice mantenimento del contratto d'affitto in essere.

L'alternativa, Lo saprà bene, è l'accensione di un mutuo per l'acquisto della prima casa. Soluzione che spesso i bamboccioni, pur preferendola di gran lunga all'affitto proprio per la sua caratteristica di investimento, non hanno modo di poter sostenere se non con l'aiuto della famiglia.

Di certo, come detto poco sopra, vi sono determinate situazioni in cui la scelta di un affitto è pressoché obbligata o comunque più conveniente ed opportuna, ed in tal caso ben vengano le misure da Lei preventivate. Ma allora Le chiedo: perché non prevedere delle misure incentivanti anche per coloro i quali vogliano affrontare il gravoso impegno di acquistare una casa di proprietà?

Insomma, signor Ministro, spesso la volontà c'è ed è forte. Che mancano sono le condizioni per attuarla. E non si tratta di una scusa per non voler affrontare dei sacrifici. Perché un conto sono i sacrifici, che si è disposti a fare volentieri fronte di un obiettivo fortemente desiderato, un conto è fare hara-kiri.

Ma in realtà ho una perplessità più grossa. Signor Ministro, Lei è davvero convinto che nel Paese il problema di acquisto o affitto di immobili sia circoscritto solamente ai bamboccioni tra i 20 e i 30 anni?

Dubito che questa mia arriverà mai a Lei, ma a noi bamboccioni piace vivere anche di speranze e sogni (è tutto quello che ci resta). FacendoLe comunque i miei migliori auguri per il difficile compito di tenere in ordine i conti del nostro Paese, La saluto cordialmente,

un ba(i)mboccione